Il futuro dell’economia della sanità: il dibattito al CSA

Evento sul futuro dell'economia sanitaria in Italia

Per discutere di riforme e interventi prioritari in tema di economia sanitaria, l’Health and Science Bridge del Centro Studi Americani, con la media partnership con Edra S.p.A, ha organizzato l’evento “L’economia della sanità, l’economia per la salute”.

Il dibattito, svoltosi lo scorso 8 maggio e trasmesso in diretta streaming, è stata un’occasione di confronto tra la politica e gli attori del comparto salute: medici, infermieri, farmacisti ma anche rappresentati dell’industria farmaceutica e dei cittadini-pazienti.

Le riforme da introdurre in sanità secondo industria e associazioni di categoria

Nel corso dell’incontro, coordinato dalla Senatrice Beatrice Lorenzin Responsabile Health & Science Bridge, sono stati sollevate dagli attori del comparto healthcare diverse problematiche.

Nino Cartabellota, Presidente Fondazione GIMBE, ha presentato alcuni dati sull’attuale organizzazione dell’economia della sanità pubblica, affermando: «Se nel 2008-2009 la spesa sanitaria pubblica italiana era confrontabile a quelle dei Paesi del G7, oggi quei Paesi sono irraggiungibili. Tra i Paesi Ocse, per spesa sanitaria pubblica, noi siamo di fatto i primi tra i Paesi ‘poveri’. Dopo di noi ci sono i Paesi dell’Europa meridionale e i Paesi dell’Est».

L’esperto si è poi rivolto alle istituzioni chiarendo come: «La politica dovrebbe porsi tre domande: qual è il modello di servizio sanitario che vogliamo consegnare alle future generazione – quello attuale o uno diverso. Una volta deciso questo, occorre chiedersi quante risorse servono e infine quali riforme attuare”.

Anche il Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, ha parlato della carenza di finanziamenti pubblici.

Secondo Anelli queste risorse sono fondamentali non solo per il comparto sanità in sé, ma in generale a livello sociale. Infatti: «Siamo di fronte a una grande holding, organizzata in maniera efficiente, che produce un Pil tra il 10 e il 16%, che dà stabilità sociale, dà occupazione, consente un benessere e ha  la capacità di indurre produzione».

Grande interesse anche per l’intervento di Barbara Mangiacavalli, Presidente della FNOPI, che ha sollevato un problema di grande interesse nazionale: “Entro 8-10 anni lasceranno il servizio circa 100mila infermieri. Oggi non abbiamo la possibilità concreta di immettere un numero così alto di infermieri. Considerando che ogni anno si laureano 10-12 mila infermieri, immetteremo personale per coprire il turnover fisiologico”. Insomma, secondo Mangiacavalli, la priorità è quella di “lavorare sull’attrattività” delle professioni sanitarie.

Marcello Cattani, Presidente Farmindustria, ha chiesto una revisione dei tetti di spesa e payback nel settore farmaceutico, ricordando che: «Occorre passare da una logica del risparmio ad una di investimento. Bisogna tenere conto dei benefici economici prodotti dalle guarigioni dei pazienti in termini di minore assenza dal lavoro e maggior produttività».

In sintonia con questa visione anche quella di Marco Cossolo, Presidente Federfarma. L’esperto ha parlato poi del valore della farmacia territoriale, affermando: «Io credo che la farmacia dei servizi sia il logico moltiplicatore della casa di comunità e lo strumento per rendere concreta questa realtà sia la telemedicina.»

Visioni e priorità indicate dalla politica

L’evento ha consentito il confronto anche tra esponenti di diverse parti politiche. Di particolare interesse l’intervento di Massimiliano Fedriga, Presidente Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, che ha dato voce alle necessità delle regioni.

Secondo Fedriga, la riforma della sanità territoriale prevista dal PNRR rischia di rimanere incompiuta: «Le case e gli ospedali di comunità hanno bisogno non soltanto della struttura. È necessario riempire queste strutture con personale in grado di dare risposte alle domande del territorio», ha detto Fedriga secondo cui esiste «un tema di risorse che mancano». 

Tra i vari interventi dei politici presenti alla tavola rotonda da citare anche un importante passaggio di Francesco Boccia (Pd) in tema di autonomia differenziata. Boccia ritiene un errore il: «non aver affidato al Parlamento le decisioni sui livelli essenziali delle prestazioni in sanità: questo potrebbe aver svantaggiato le regioni più povere.»