Presentata, mercoledì 31 gennaio presso il Nobile Collegio Chimico Farmaceutico di Roma, la pubblicazione “2030: la sostenibilità della salute”. Promossa da Fondazione Roche, con il supporto di Edra, vuole generare un confronto tra i vari attori del settore sul tema del healthcare.
La sostenibilità sotto i riflettori: un evento per parlarne
È ormai chiaro che l’argomento riguardante la “sostenibilità della salute” deve essere sviluppato in maniera completa attraverso una molteplicità di prospettive scientifiche, economiche e giuridiche. Soprattutto nel sistema di welfare italiano: caratterizzato dall’interdipendenza tra salute, sviluppo economico e diritti dei cittadini.
Di fatto, non esiste “welfare” senza sostenibilità economica. Ma occorre riconoscere che anche quest’ultimo concetto si presta a equivoci interpretativi, che rischiano di svilire l’importanza della tematica, riducendola ad un semplice calcolo finanziario.
L’obiettivo dell’opera “2030: la sostenibilità della salute” è invece quello di restituire all’argomento della sostenibilità nella salute la sua ricchezza.
La pubblicazione vuole accompagnare il lettore nell’approfondimento di prospettive tra loro diverse ma complementari, così come devono essere complementari il “welfare” – inteso come bene pubblico e collettivo – e utilizzo efficiente delle risorse pubbliche.
Nell’evento è stata quindi un’ occasione per discutere alcuni temi approfonditi nel volume. Questo con l’obiettivo di evidenziare la necessità di una visione complessiva e innovativa, che deve rappresentare la spinta, per molteplici settori, discipline e comunità a vari livelli della società, a lavorare insieme.
Gli highlights dei protagonisti
Affrontare il tema della sostenibilità da più prospettive
L’evento si è aperto con il contributo di Francesco Longo, presidente del Cergas di Università Bocconi, che afferma: «Da qui al 2025 si prevede un aumento di 69 miliardi della spesa per le pensioni, a fronte del quale la spesa sanitaria è prevista crescere 2 miliardi all’anno. Il finanziamento del servizio sanitario nazionale è destinato a rimanere entro il 6,5% del Pil, che significa un 50% in meno di risorse rispetto ai principali paesi UE».
Per questo Carla Collicelli, Asvis Alleanza per lo sviluppo sostenibile, sostiene: «Non è solo la sostenibilità economica a doverci preoccupare. Prevenzione e salute vanno tenute presenti in tutte le politiche di governo. Con attenzione al concetto di one-health, salute globale, e puntando su una ricerca trasversale tra discipline».
Il tema dell’accesso alle cure
L’accesso alle cure resta il problema in evidenza.
Francesco Saverio Mennini, Direttore Ceis Tor Vergata spiega come non necessariamente la spesa sanitaria italiana debba allinearsi all’inflazione per consentirlo. «Per farmaci e device rimborsati nel 2023 i prezzi erano contrattati e il SSN ha risparmiato; gli stessi farmaci non rimborsati a giugno 2023 erano cresciuti 1,5% in un anno; il costo del personale è regolato dai contratti; sull’energia ci sono stati interventi del governo. Nel 2024 sono state previste risorse aggiuntive».
Dall’evento emerge anche la necessità di considerare la ricerca come un’investimento.
«Quando si tratta di salute si pensa prevalentemente al risparmio di risorse. Invece ci sono costi immediati pur elevati – quali la terapia genica – che nel lungo termine sono profittevoli per i servizi sanitari. Ma vanno riletti come investimenti, non ha senso ascriverli alla spesa corrente» spiega Fausto Massimino DG Fondazione Roche.
Anche Anna Maria Porrini Country Medical Director Roche conferma come sia un errore considerare la ricerca come costo. «Un progetto da noi avviato al Policlinico Gemelli e al Papa Giovanni XXIII di Bergamo consente di stimare i costi evitati dal SSN grazie ad attività di ricerca clinica profit. Per ogni euro investito dallo sponsor la sanità ha un effetto positivo pari a oltre due euro; i pazienti accedono a terapie innovative, il paese cresce in quantità e qualità dell’occupazione.
Concorda Giovanni Scambia. Direttore Scientifico Policlinico Gemelli: «In quali campi la partnership pubblico privato può aiutare a sviluppare brevetti con le aziende e il paese a crescere? Dobbiamo capire che tra fare buona ricerca e buona clinica non c’è differenza. Parlerei di digitalizzazione, strutturazione del rapporto ospedale-territorio, gestione razionale delle risorse informatiche».
Uno sguardo al futuro
Chiude Maria Pia Garavaglia, Presidente Fondazione Roche: «Oggi non parliamo solo di SSN. Ragionare in termini di bilanci fa perdere di vista anche il perché ci curiamo, il perché siamo paese. Un paese dove abbiamo tre entità anagrafiche che non si parlano – Salute, Lavoro, Interni – e ventuno sistemi che applicano diversamente tra loro le politiche per la salute. Ma dietro i servizi sappiamo che c’è una pluralità di attori. Una residenza sanitaria dipende da regione, comune, privati, nonché da sanitario e sociale. Sulla compartecipazione doverosa di questi attori si gioca il nostro futuro».