I modelli di presa in carico del paziente dimesso dopo l’ospedalizzazione perCovid-19 sono stati al centro del webinar di giovedì 28 maggio u.s. “La presa in carico del paziente post Covid-19 sul territorio da parte del Mmg” organizzato da Edra con il contributo non condizionante di Eg Stada Group. In particolare, il punto di vista dell’internista nella gestione del paziente con Covid-19 alla dimissione è stata trattata dalla Società scientifica di medicina interna Fadoi.
«Dai dati dell’Osservatorio Fadoi nazionale è emerso il ruolo delle nostre medicine interne nella gestione della pandemia: il 10% dei pazienti Covid è stato seguito da Medici internisti e quasi il 60% dei letti medicine interne sono stati dedicati ad aree Covid – ha spiegato Ombretta Para della Medicina interna 1 Aou Careggi, Firenze, responsabile nazionale dei giovani internisti Fadoi-. Il paziente Covid è spesso anziano, con molteplici comorbilità: stiamo parlando di una patologia multisistemica. Ora molti pazienti sono stati dimessi a domicilio e c’è una stretta collaborazione tra ospedale e territorio. Per questo risulta cruciale il rapporto con i medici di Medicina generale per la presa in carico delpaziente dimesso».
Il professor Dario Manfellotto, direttore Dipartimento Medicina interna ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina, Roma, presidente nazionale Fadoi, ha poi parlato dell’utilizzo di alcuni farmaci su pazienti affetti da diabete o per il controllo di complicanze cardiovascolari «Il Mmg deve gestire il caso, verificare recidive, gestire la cronicità e la complessità di questi pazienti, che sono in genere pazienti di medicina interna. A casa il Mmg deve saper utilizzare sapientemente i farmaci e saper individuare riacutizzazione della malattia; deve applicare un trattamento precoce e agire sulla compliance farmacologica».
«Voglio fare una riflessione rivolta a tutti noi medici -ha affermato Raffaele Antonelli Incalzi, professore di Medicina interna e geriatria, Università Campus Biomedico di Roma parlando in particolare dei pazienti anziani, i più colpiti dall’epidemia -. Un virus ci ha messo in grande difficoltà. Abbiamo spesso dato risposte discordanti. Quindi invito tutti icolleghi medici a consultare le linee guida dell’Oms sulle conoscenze che dovremmo avere di base sulle epidemie e pandemie, già emesse nel 2014, ma sempre attuali». Il professore ha parlato degli aspetti geriatrici e delle domande dei pazienti sul Covid: «I nostri pazienti oggi ci chiedono se c’è rischio infettivo residuo: sicuramente aver superato la malattia non dispensa dal rispetto delle norme di igiene personale e ambientale. In genere è necessario indirizzare paziente a una valutazione multidifferenziale geriatrica; spesso la conseguenza della infezione è il riacutizzarsi di altra patologia respiratoria».
Oltre ai pazienti a anziani con patologie pregresse, ora curati per Covid, si è trattato anche dei casi di asmatici o di persone affette da allergie con Fulvio Braido, professore associato in Malattie respiratorie, Università degli studi di Genova Dipartimento di Medicina interna clinica malattie respiratorie e allergologia ospedale Policlinico Irccs SanMartino di Genova: «La probabilità di una concomitanza tra Covid e allergia è alta; c’è quindi la necessità significativa, a partire dal medico di Medicina generale, di fare una diagnosi differenziale, sia per quanto riguarda sintomi respiratori, sia per manifestazioni allergiche cutanee. Sicuramente chi è allergico deve continuare il suo trattamento di base». Poi ha rassicurato: «In ogni caso è stato provato che la sensibilizzazione allergica non è fattore predisponente per contrarre l’infezione».
«La popolazione in generale ha percepito il problema. Mediamente si vede utilizzo delle mascherine, c’è gente in giro, chi rispetta meno le regole sono i ragazzi più giovani, forse si sentono immortali. Il problema è che possono trasmetteree portare infezione negli adulti e soprattutto ai propri genitori – ha aggiunto Pierachille Santus, professore di Malattie respiratorie Università degli studi di Milano direttore Uoc Pneumologia – ospedale “L. Sacco” Polo universitario, Asst Fatebenefratelli Sacco di Milano -. Gli asintomatici tendenzialmente possono non avere problemi di interessamento polmonare, ma non possiamo fare tac a tutti per cui l’ecografia toracica potrebbe permettere di fare un quadro più accurato».
Di malattie cardiovascolari e patologie coronariche non curate, ha parlato Claudio Ferri, professore ordinario in Medicina interna Università dell’Aquila e direttore Uoc Medicina interna e nefrologia ospedale San Salvatore dell’Aquila: «In Italia le visite ambulatoriali sono crollate. Gli accessi per sindrome coronariche acute sono diminuite così come il numero di procedure invasive: questo perché le persone hanno avuto timore di recarsi in ospedale. È un dato di fatto che ora richiederà al medico di Medicina generale un profondo intervento. La mortalità non Covid che è arrivata a 11mila decessi. Quindi: le terapie vanno continuate e le patologie coronariche, che di regola non favoriscono l’infezione ma peggiorano la prognosi, vanno curate altrimenti assisteremo a una pandemia non-Covid».
Sull’arrivo di un vaccino contro il Covid-19 il professor Giulio Tarro, primario emerito dell’Azienda ospedaliera”D. Cotugno”, Napoli e presidente della Fondazione de Beaumont Bonelli per le ricerche sul cancro – Onlus, Napoli ha invece commentato: «In questo momento siamo in corso di epidemia, e si necessita di una terapia. Il vaccino è una prospettiva, e dipende dalla conoscenza che abbiamo di questo coronavirus. Si spera che, tra una settantina di vaccini che sono in studio, ce ne siano di efficaci ma soprattutto sicuri. Adesso parlerei più che altro di una terapia più che di un vaccino».
La psicologa clinica e psicoterapeuta Lara Bellardita ha infine approfondito il tema dello stress causato dall’epidemia e dalle paure di ammalarsi, di morire o di essere contagiati avvicinandosi alle strutture sanitarie. Ha illustrato alcuni consigli utili almedico di Medicina generale per evitare che i segnali di stress e alcune situazioni si cronicizzino: «È importante Informare e informarsi, imparare a individuare i segnali di stress nel paziente e monitorarli, l’engangement del paziente, la cura della comunicazione e fare rete con i professionisti della salute».