Si è concluso con successo il 1st Italian Thyroid Cancer Summit, organizzato da Fondazione ITCO in partnership con Edra, presso il Senato della Repubblica. Un importante momento di confronto tra istituzioni, clinici, ricercatori e associazioni di pazienti sul futuro della gestione del carcinoma tiroideo in Italia.
L’attività del Italian Thyroid Cancer Observatory Foundation
L’Italian Thyroid Cancer Observatory Foundation (ITCO), fondata nel 2013, è oggi un punto di riferimento nazionale per la ricerca e la gestione delle patologie tumorali tiroidee. Con oltre 70 centri distribuiti su tutto il territorio, monitora il follow-up di più di 15.000 pazienti e registra annualmente oltre 3.000 nuovi casi di carcinoma tiroideo.
Il database ITCO raccoglie dati provenienti da centri di eccellenza, ospedali metropolitani e strutture territoriali, offrendo una visione completa sulla patologia. Questo consente di analizzare e confrontare le strategie diagnostiche e terapeutiche, con un focus particolare sulle specificità locali e sulle disuguaglianze nell’accesso alle cure.
L’Osservatorio, oltre a rappresentare un modello operativo avanzato, si distingue per un approccio multidisciplinare che integra le competenze cliniche, sociali ed economiche. Esso si propone quindi come una piattaforma innovativa per ottimizzare le pratiche diagnostico-terapeutiche, ridurre le disparità e fornire evidenze scientifiche per migliorare gli standard assistenziali.
Il summit e il Report ITCO 2025
Durante il 1st Italian Thyroid Cancer Summit sono stati presentati i risultati del Report ITCO 2025, che sintetizza oltre dieci anni di attività.
Dai dati contenuti nel report emerge quindi un quadro significativo. Il carcinoma tiroideo in Italia presenta un elevato tasso di incidenza rispetto ad altri Paesi europei, pur mantenendo una mortalità stabile e contenuta. Questo paradosso, hanno spiegato gli esperti presenti durante il Summit, è in gran parte causato dalla sovradiagnosi, che solleva interrogativi sulle attuali strategie diagnostiche.
Il Report ITCO 2025 fornisce un’analisi aggiornata e completa sulla gestione del carcinoma tiroideo in Italia, evidenziando significativi progressi diagnostici e terapeutici, così come mette in luce le sfide da affrontare.
La ricerca condotta da ITCO ha evidenziato diversi fattori di rischio per il carcinoma tiroideo, tra cui l’esposizione a radiazioni, la contaminazione ambientale, la carenza iodica e la predisposizione genetica.
Tra le criticità emerse dall’analisi di ITCO anche le differenze nella gestione del carcinoma tiroideo tra aree metropolitane e periferiche. Infatti, l’analisi delle pratiche cliniche in Italia tra il 2001 e il 2018 ha evidenziato significative disparità geografiche nei trattamenti chirurgici. Al Centro-Sud, le tiroidectomie totali rappresentano l’88% degli interventi, contro il 77% al Nord, con un rapporto tiroidectomie totali/tiroidectomie parziali che ha raggiunto picchi superiori a 10 nel Sud nel 2012.
Innovazione e sfide future nella gestione del carcinoma tiroideo
Nel corso dell’evento gli esperti hanno poi discusso delle opportunità rappresentate dall’innovazione diagnostica.
L’integrazione di ecografia, citologia e biologia molecolare rappresenta oggi il gold standard per la stratificazione del rischio nel carcinoma tiroideo. Obiettivo di questa integrazione è ridurre del 30-40% le tiroidectomie non necessarie.
L’adozione della Digital Pathology all’interno del progetto ITCO si configura come una strategia cruciale per ridurre le disparità territoriali, garantendo un accesso uniforme a competenze diagnostiche avanzate su tutto il territorio nazionale.
L’introduzione dell’Intelligenza Artificiale, attualmente in fase di validazione, promette poi di automatizzare l’analisi morfologica delle immagini, integrando i dati clinici e molecolari per prendere decisioni terapeutiche sempre più precise e personalizzate.
Le dichiarazioni degli esperti
In apertura dell’evento è intervenuto Sebastiano Filetti, Coordinatore Data Analysis ITCO, Professore emerito presso la Sapienza Università di Roma. “ITCO rappresenta un modello unico di collaborazione scientifica, basato sull’impegno volontario di centri che, oltre al loro normale carico di lavoro, hanno scelto di contribuire a questa visione comune“.
Sempre in fase introduttiva è intervenuto anche Federico Serra, direttore generale di ITCO. Il DG ha affermato: “In un momento in cui la frammentazione dei dati rappresenta una criticità per il sistema sanitario italiano, ITCO porta avanti con determinazione la promozione di una cultura del dato di qualità, elemento imprescindibile per supportare decisioni cliniche e organizzative a beneficio di istituzioni, società scientifiche e pazienti.”
Anche Antonella Polimeni, Rettrice della Sapienza Università di Roma, che ha creduto e supportato fin dall’inizio la creazione del network ITCO, ha sottolineato il ruolo formativo dell’Osservatorio. “Forte di una rete nazionale che riunisce 70 Centri di riferimento, l’Italian Thyroid Cancer Observatory, oltre al valore scientifico e clinico, ha una fondamentale missione formativa e offre un’opportunità di crescita per giovani ricercatrici, ricercatori e clinici, favorendo un dialogo proficuo tra il mondo accademico, le istituzioni sanitarie e le associazioni dei pazienti presenti in tutto il territorio nazionale”.
Maria Domenica Castellone, Senatrice e Vicepresidente del Senato, ha poi ricordato: “La ricerca continua a essere un pilastro fondamentale nella lotta contro il carcinoma tiroideo. La comprensione dei fattori di rischio, così come l’implementazione di misure preventive, sono cruciali per ridurre l’incidenza e migliorare la qualità della diagnosi e del trattamento. È necessario un impegno costante nella sensibilizzazione e nell’aggiornamento delle strategie per garantire una gestione sempre più mirata ed efficace”.
Di grande interesse anche la lettura magistrali che Rocco Bellantone, Presidente dell’ISS, ha sviluppato sulla chirurgia del carcinoma tiroideo.“L’adozione del modello proposto da ITCO esige un impegno congiunto e coordinato tra professionisti del settore sanitario, autorità politiche e comunità di ricerca. Solo attraverso un’efficace collaborazione intersettoriale sarà possibile tradurre le evidenze scientifiche in pratiche cliniche omogenee, riducendo il fenomeno della sovradiagnosi e garantendo a ciascun paziente, senza distinzione di area geografica, l’accesso a percorsi diagnostici accurati e trattamenti terapeutici sostenibili nel lungo periodo”.