Ricerca clinica: l’evento FIASO e Farmindustria per parlarne

La ricerca clinica in Italia come risorsa per il paese
“La ricerca clinica in Italia come risorsa per il Paese” è il titolo del convegno organizzato ieri da FIASO e Farmindustria per per promuovere un confronto sul tema.
Nel corso dell’evento è anche stato presentato il volume dedicato al ruolo dei direttori generali in quest’ambito, edito da Edra.

Un dibattito per analizzare il futuro della ricerca clinica

La 𝐑𝐢𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚 𝐂𝐥𝐢𝐧𝐢𝐜𝐚 è un motore di sviluppo scientifico, economico e sociale per il Paese.
Per questo Fiaso e Farmindustria hanno organizzano “𝑳𝒂 𝒓𝒊𝒄𝒆𝒓𝒄𝒂 𝒄𝒍𝒊𝒏𝒊𝒄𝒂 𝒊𝒏 𝑰𝒕𝒂𝒍𝒊𝒂 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒓𝒊𝒔𝒐𝒓𝒔𝒂 𝒑𝒆𝒓 𝒊𝒍 𝑷𝒂𝒆𝒔𝒆”: un convegno dedicato al tema che si è svolto ieri a Milano, presso l’Auditorium “G. Bonadonna” dell’IRCCS Istituto Nazionale Tumori.
Obiettivo dei lavori congressuali:
  • Approfondire i 𝐭𝐫𝐞𝐧𝐝 𝐢𝐧𝐧𝐨𝐯𝐚𝐭𝐢𝐯𝐢 e le recenti evoluzioni in ambito regolatorio e del sistema della ricerca internazionale;
  • Condividere con i partecipanti 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐭𝐞𝐠𝐢𝐞 𝐞 𝐦𝐨𝐝𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ per rendere il sistema della ricerca e i centri clinici sempre più attrattivi.
Nel corso dei lavori è stato anche presentato il volume “Il ruolo del diretto generale della strutture ospedaliere nella ricerca clinica in Italia”, edito da Edra SpA. La pubblicazione fornisce una panoramica completa del Regolamento UE 536/2014 e delle sue implicazioni pratiche per gli operatori sanitari.
All’evento sono intervenuti numero ospiti sia in rappresentanza dei Direttori Generali delle strutture ospedaliere, che dell’industria e delle istituzioni.

Le priorità individuate dal convegno

Gli investimenti nelle sperimentazioni di nuovi farmaci e dispositivi sono stati nel 2021 pari a 1,9 miliardi di euro. Per ogni euro investito si calcola un risparmio di 2,77 euro per il Servizio sanitario nazionale.

Questo il primo dato emerso dall’indagine sull’impatto dell’attività di ricerca nelle strutture sanitarie, presentata nell’evento di ieri.

Per Fiaso e per la Federazione dei produttori di farmaci  ci vorrebbero tempi più rapidi in Italia per approvare gli studi clinici. La ricerca clinica, infatti, aiuta sia i pazienti che possono avere accesso precoce a terapie innovative, sia i ricercatori valorizzandone le competenze. Senza contare l’impatto positivo sulla maggiore sostenibilità economica dell’assistenza.

Nel 2022, i clinical trial in Italia registrati sulla piattaforma europea EudraCT sono tornati ai livelli del 2019, con 713 sperimentazioni principalmente di fase II e III. L’Italia è al terzo posto nell’Unione europea dopo Spagna e Germania.

Il peso dell’oncologia resta preponderante ma gran parte dei pazienti necessita di trattamenti innovativi e personalizzati.

Nonostante il Regolamento europeo per la ricerca clinica (536/2014) abbia stabilito tempi di autorizzazione allineati per tutti i Paesi membri (da un minimo di 60 giorni a un massimo di 106 a partire dalla data di sottomissione), in Italia non sono sempre rispettati.

I processi di approvazione risultano ancora più lunghi e difficoltosi rispetto alla media europea. Questo perché al 2025 ci sarà un periodo transitorio di validità della vecchia normativa sugli studi in corso.

Inoltre, nonostante ci sia stata una significativa riduzione dei comitati etici (40 territoriali più 3 a valenza nazionale), per restare competitivi vanno ripensati i processi a livello dei centri di sperimentazione, su cui ricadono tutti gli aspetti amministrativi.

Va considerato, infatti, che la probabilità di ottenere l’approvazione di un farmaco che entra nelle fasi di sperimentazione clinica varia dal 7% al 45%. Questo varia a seconda dell’area terapeutica, della natura del farmaco e del processo di approvazione.

Lo sviluppo di un nuovo medicinale richiede quindi in media da 10 a 15 anni e un costo medio di 1,3 miliardi di dollari, con grande variabilità nelle diverse aree di cura.