IPCEI Health e gli strumenti di sviluppo nel sistema farmaceutico

La pandemia da Covid 19 ha evidenziato la necessità di accelerare la ricerca medica per implementare la creazione di capacità di produzione. Inoltre, affinché il nostro Paese sia leader in questo settore, è fondamentale che ci sia un environnement positivo per investire in Italia.

Il paese potrà trovare un importante alleato in questo senso, appoggiandosi al IPCEI – Important Projects of Common European Interest, un’iniziativa proposta nel 2019 durante il Forum Strategico promosso dalla Commissione Europea. Durante il forum furono individuate le sei tipologie di progetti che avrebbero potuto godere degli aiuti europei, e tra queste figura appunto il tema Smart Health.

Il lancio di un IPCEI Health in Italia stimolerebbe l’innovazione nel campo della salute e permetterebbe di posizionare il nostro Paese in aree strategiche chiave per il futuro: molti paesi europei si sono già attivati in tal senso.

Insieme all’IPCEI ci sono altri strumenti di incentivazione disponibili, come i contratti di sviluppo, gli accordi sull’innovazione e il temporary framework. È però fondamentale che questi strumenti siano resi utilizzabili e flessibili in modo che gli investimenti nel settore delle scienze della vita portino a un significativo rafforzamento strutturale della capacità produttiva del sistema per quanto riguarda prodotti medici essenziali, quali farmaci e vaccini.

Se n’è parlato lunedì 29 novembre durante l’evento realizzato da Centro Studi Americani e da Edra, dal titolo “Investire in Italia per essere competitivi: IPCEI Health e gli strumenti di sviluppo nel settore farmaceutico”. 

Un momento di incontro e confronto sull’innovazione nel settore farmaceutico

All’evento hanno partecipato diversi rappresentati del settore farmaceutico e delle istituzioni che, coordinati da Beatrice Lorenzin, Coordinatrice Health&Sciences Bridge presso il Centro Studi Americani e già Ministro della Salute, si sono confrontati per analizzare il futuro degli investimenti nel settore delle life science in Italia.

Il dibattito è stato aperto da Paola Testori Coggi, Consigliera di Alisei (Advanced Life Science in Italy), il cluster tecnologico nazionale che si occupa di promuovere l’interazione tra il sistema della ricerca, il settore farmaceutico e le istituzioni pubbliche. La Dottoressa Testori Coggi ha spiegato nel dettaglio il funzionamento dei fondi IPCEI: « Il Fondo supporta le imprese – di tutte le taglie – coinvolte in progetti strategici, implicanti collaborazioni industriali su scala internazionale, e le incoraggia a rapportarsi con concorrenti di altri stati comunitari e a condividere sforzi di ricerca e produzione, in ambiti dove il Vecchio Continente è ancora indietro e ha bisogno di rendersi competitivo o dove sta al contrario accelerando le sue conoscenze e ha bisogno di rendere più sostenibile la sua crescita.»

In rappresentanza del mondo farmaceutico è intervenuto invece Massimo Scaccabarozzi, Presidente Farmindustria, che ha voluto sottolineare come: «La pandemia ha mostrato una grande necessità, e lo abbiamo ribadito anche oggi, che è quella di essere attrattivi verso gli investimenti e soprattutto verso quegli investimenti che sono strategicamente importanti per la crescita e per la sicurezza. Credo che la farmaceutica abbia tutti i requisiti per entrare in questa categoria.» Il Presidente ha poi specificato che: «Ovviamente la nostra presenza industriale è già un grande vantaggio, però siamo di fronte ad uno scenario completamente nuovo, nel post Covid, dove nulla è scontato: sarà importante essere più efficaci degli altri e più veloci»

Presente all’incontro anche Giorgio Palù, Presidente AIFA, che ha evidenziato l’importanza della competitività nel settore, affermando: «Oggi se parliamo di innovazione in campo farmaceutico dovremmo parlare in larga misura di bio-farmaci e ahimè, sono molto meglio gli stabilimenti americani. Dobbiamo considerare questo settore strategico, smettendo di intenderlo come ancillare, e incominciando ad investire.»

In rappresentanza delle istituzioni è intervenuto invece Giovanni Tria, Consigliere Ministero per lo Sviluppo Economico, che ha parlato dell’esistenza di una problematica di strategia politica che riguarda l’UE: “Sappiamo tutti che le regole che riguardano l’industria e gli aiuti di Stato sono state concepite nella formazione di un mercato unico. Per decenni l’Europa è stata concentrata nel costruire le proprie istituzioni a sé stessa senza guardarsi attorno; quindi, in realtà sono regole pensate per difendere la concorrenza interna. Ci si è accorti, con un certo ritardo, che c’è anche un problema di competitività soprattutto con alcune aree del mondo”. Tria ha poi affermato che: “È necessario fare un altro salto concettuale quando si arriva alla farmaceutica: gli IPCEI permettono di superare le regole degli aiuti di Stato, intervenendo per cambiare alcune politiche”.

Oltre al consigliere, era presente all’evento anche Martina Nardi, Presidente della Commissione Attività Produttive che ha sottolineato come: “La pandemia ci ha spinto verso una cambiamento e rispetto a questo noi dobbiamo decidere le nostre priorità, non possiamo fare tutto. Se ho una critica da fare, anche al PNRR, è che c’è un troppo di tutto. Perché è evidente che le esigenze sono tante e riguardano tutti i settori, però è arrivato il momento per l’Italia di scegliere i propri asset strategici di ripartenza.”

Durante il suo intervento, Lucia Aleotti, Vicepresidente Farmindustria, ha fornito invece un’analisi più orientata dal punto di vista della geo industrializzazione, affermando che: “In un’ottica di geopolitica, gli Stati Uniti da una parte e la Cina dall’altra, stanno allocando risorse per attrarre gli investimenti dell’industria farmaceutica; questo ci deve far riflettere come europei che se tutte le produzioni farmaceutiche si polarizzano in queste due aree geografiche e l’Europa nel mentre rimane sfornita, abbiamo un problema sia di sistema competitivo farmaceutico sia di salute”. Aleotti ha poi parlato di IPCEI, specificando che è: “Lo strumento che può rivoluzionare questa tendenza e può portare attrattività nell’investire in produzioni farmaceutiche in Italia e in Europa, salvaguardando sia la competitività delle aziende sia la protezione della salute dei cittadini europei”.

Marcello Cattani, sempre in rappresentanza di  Farmindustria, ha poi approfondito la questione del protagonismo francese in quest’ambito, spiegando come Parigi riconosca principalmente in due settori le priorità della sua politica internazionale: difesa e areo-spazio e biofarmaceutica. “La Francia è un Paese estremamente ambizioso che grazie alla sua ricerca di una leadership europea in ambito healthcare sta ottenendo dei risultati importanti. Il governo francese ha portato la dotazione iniziale di 1,5 miliardi, per il supporto al comparto farmaceutico, a 7 miliardi di euro, conquistando un vantaggio strategico. Alla luce dei nuovi rapporti che Italia e Francia stanno vivendo in questi mesi occorre che ci si ponga una domanda sul futuro della farmaceutica a livello europeo”.

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