Gestione degli aspetti amministrativo-burocratici, terapie utili per ogni caso clinico e corretta psicologia medica da assumere con i pazienti. Questi gli argomenti dibattuti ieri durante la presentazione del libro “Guardia medica. La continuità assistenziale in medicina generale”, edito da Edra, una nuova trattazione in materia del presidente FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) Filippo Anelli e del medico di Continuità Assistenziale Antonio Velluto, presentato a Roma ieri, presso il Ministero della Salute. Un manuale che si propone come valido strumento di supporto per tutti i medici che lavorano sul territorio, fornendo loro risposte adeguate ed efficaci alle numerose esigenze a cui continuamente devono far fronte.
La figura professionale del medico di guardia è nata più di 40 anni fa, in un contesto storico completamente differente da quello odierno. Da allora, non solo si sono ampliate ed evolute le conoscenze scientifiche e le competenze necessarie ad offrire cure migliori, ma a mutare è stato anche il rapporto medico-paziente. Il cittadino oggi è sempre più informato, vuole un ruolo attivo nel processo decisionale del percorso di cura. In questo contesto, un libro scritto da esperti in materia, che riesca a garantire un immediato ausilio per riconoscere, trattare e risolvere ogni singola patologia, risulta essenziale. La presenza di tabelle e indicazioni sintetiche per gran parte delle malattie rendono il volume facilmente consultabile e di grande aiuto nella professione.
Nel corso della presentazione del libro, si è posta particolare attenzione all’evoluzione dell’attività del medico di guardia. «La continuità assistenziale, pensata 40 anni fa, oggi ha una capacità di risposta importante se correlata con l’evoluzione in team del lavoro del professionista di medicina generale – ha spiegato Anelli – La continuità, in questo modo, può riprendere non solo gli aspetti istitutivi della propria figura, cioè dare le risposte nel momento in cui il medico di medicina generale non c’è; ma, condividendo le proprie competenze con infermieri, farmacisti e altre figure professionali, può anche allargare una serie di prestazioni e ampliare i servizi per il paziente». Questo consentirebbe, di conseguenza, anche di «iniziare a vedere gli ospedali come veri e propri luoghi per trattare le acuzie delle malattie e non più come posti per dare una risposta totale a tutti i bisogni del cittadino», ha dichiarato il presidente della FNOMCeO.
A ribadire l’efficacia della costituzione di un team di professionisti sanitari è anche Antonio Velluto. «Spesso i pazienti, soprattutto nei piccoli centri, hanno come punto di riferimento il farmacista e chiedono a lui consigli e terapie. In un contesto in cui il Ssn ancora non offre gli adeguati supporti organizzativi, è importante, quindi, creare una rete territoriale», conclude il medico di Continuità Assistenziale.
Clicca qui per vedere la presentazione: https://youtu.be/pRr3jczFr60