Covid-19: le Regioni a confronto il tema del terzo webinar con Beatrice Lorenzin


«Contro i luoghi comuni e le stupidaggini su un Meridione sempre in ritardo su tutto, posso affermare che la Regione Campania si è fatta trovare pronta di fronte alla pandemia. Abbiamo raddoppiato i posti di terapia intensiva e, a pochi giorni dall’inizio dell’emergenza, avevamo ospedali dedicati al Covid-19 e separati dagli altri. Non solo, ma l’ospedale Cotugno di Napoli, specializzato in malattie infettive, è stato riconosciuto anche dalla stampa internazionale come una struttura di assoluta eccellenza. E tutto questo nonostante l’evidente sottodimensionamento della Regione in quanto a risorse pro capite provenienti dal Fondo sanitario nazionale».

Così dichiara il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca nel corso del webinar su “Fase 2: come le Regioni la stanno affrontando”, promosso dal Centro Studi Americani in media partnership con Edra di venerdì 15 maggio u.s. e moderato da Beatrice Lorenzin. Ma non è finita, anzi. «In Campania vogliamo aprire tutto ma per sempre, non vogliamo essere costretti a chiudere ancora», avverte De Luca. «Per ottobre ho i brividi: teniamogli occhi aperti e lavoriamo con prudenza perché il problema non è risolto: noi ci stiamo preparando. Per quanto ci riguarda, i tamponi si potranno fare soltanto nelle strutture pubbliche, i test sierologici anche in quelle private».
«Vinceremo sul territorio questa sfida contro il virus», afferma Raffaele Donnini, assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna. «Al momento siamo arrivati a 253.000 tamponi da inizio epidemia; da 5.000 al giorno arriveremo a 10.0000 per fine maggio e a15.000 entro l’estate».

Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, parla invece della sanità lombarda senza indulgere nella “caccia al colpevole” ma facendo un discorso più generale: «Aldi là degli errori fatti in questo periodo, è proprio il modello di sanità lombarda a essere inadeguato. Lo scrivo da anni, non è un modello di sanità pubblica, in quanto incentrato sui grandi ospedali e sulle strutture private. Questa battaglia si vince nelle case dei malati, con unità mobili con cui i medici vanno a casa dei pazienti. Bisogna rafforzare il Servizio sanitario nazionale ma, a dire il vero, se guardo al futuro non sono molto ottimista». Sbagliata, per Remuzzi, la contrapposizione tra salute pubblica ed economia: «La povertà e i conflitti sociali sono cause di mortalità tanto quanto il virus. Per questo è giunto il momento di riaprire».

«Questa emergenza», aggiunge Roberto Bernabei, direttore del dipartimento Scienza dell’invecchiamento della Fondazione Policlinico Gemelli, «ci insegna che il territorio va riempito di competenze, di intelligenze e di tecnoassistenza. Noi al Gemelli abbiamo oggi 150 posti letto Covid, un reparto di riabilitazione e uno di Day Hospital».

Chiude L’Onorevole Lorenzin: «Il Decreto Rilancio è un provvedimento gigantesco: se affrontato nel modo giusto e costruttivo ha ampi margini di lavoro, soprattutto perché ci sono degli impianti strutturali che possono essere migliorati attraverso il confronto con le filiere e le categorie. Dovremo inoltre immaginare dei Lea Covid, cioè un aggiornamento dei nostri Livelli essenziali di assistenza in base alle nostre esigenze pre e postpandemia; la situazione ci chiede un’azione di riforma e l’impiego delle risorse per un grande progetto di cambiamento».