Nella splendida cornice liberty di Palazzo Bocconi, oggi sede del Circolo della Stampa di Milano, si è svolto un appassionante dibattito promosso da Edra per la presentazione del volume di Francesco Costantini, Uomini e pillole. Storie dell’Industria farmaceutica italiana e dei suoi protagonisti.
I maggiori rappresentati della “farmaceutica italiana”, da Gian Germano Giuliani a Luigi Rovati, da Sergio Dompé a Diana Bracco e Andrea Recordati, si sono ritrovati riuniti in un’unica sala. A presentare il volume, Silvio Garattini, fondatore e direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, e Marco Vitale, economista d’impresa ed editorialista.
“Ho voluto raccontare la storia dell’industria farmaceutica italiana attraverso i suoi protagonisti” ha spiegato Francesco Costantini “e non solo degli avvenimenti, scoprendo, nelle lunghe conversazioni, anche il “lato umano” di personaggi seriosi e compassati come Luigi Rovati”. Il risultato è una galleria di personaggi, delle loro motivazioni e del loro impegno che invita anche a riflettere su passato, presente e futuro della nostra industria farmaceutica.
Perché – si chiede Costantini nel volume – se gli imprenditori di qualità sono numerosi, se alcune imprese farmaceutiche italiane hanno raggiunto in passato dimensioni e internazionalizzazione che potevano farle emergere tra i maggiori protagonisti mondiali, nelle prime venti industrie farmaceutiche mondiali non troviamo nessuna impresa italiana?
“L’industria farmaceutica costituisce oggi una delle principali attività economiche, ha detto Silvio Garattini, “capace di essere trainante per altre funzioni collegate: dalla diagnostica ai dispositivi medici, dalla dietetica alla cosmetica” ma l’Italia si trova in una posizione di retroguardia, perché “il Governo ostacola la ricerca, spendendo la metà, rispetto al proprio prodotto interno lordo, di quanto spenda la media dei Paesi Europei”. Per invertire la tendenza, ha proseguito Garattini, le industrie farmaceutiche dovrebbero associarsi e investire in ricerca, superando gli individualismi che caratterizzano l’imprenditorialità italiana, troppo legata alla gestione familiare.
Magari proprio ripartendo dagli esempi dei protagonisti di questa Storia, uomini che hanno avuto l’intuito e il coraggio di andare controcorrente, come Sergio Dompé, che – intervistato da Gianfranco Fabi – ha accennato a come, negli anni Ottanta, scelse di investire in ricerca e produzione anziché solamente nel marketing, o Gian Germano “Pippo” Giuliani, che intuendo le potenzialità dei prodotti naturali cominciò la produzione dell’Amaro Medicinale su scalaindustriale, con buona pace del padre e del nonno, saldamente legati alle tradizioni.
Un messaggio di speranza per l’industria farmaceutica italiana raccolto anche da Marco Vitale, che ha invitato le nuove generazioni, forse “meno visionarie ma con più competenza manageriale” a dare nuova dignità all’industria farmaceutica italiana, perché “dopo “l’ultimo treno”, ce n’è sempre uno nuovo e più veloce”.