Educazione civica e maggiore responsabilità nella comunicazione: è quel che chiedono gli esperti per i più giovani in occasione della ripartenza della scuola. Se n’è parlato durante il webinar “Comunicare o Informare? Covid-19, scuola e ripartenza”, organizzato da Edra in partnership col Centro Studi Americani e Fondazione Brf, Istituto per la Ricerca scientifica in Psichiatria e Neuroscienze e moderato dall’onorevole Beatrice Lorenzin, già ministro della Salute e coordinatrice Health&Science Bridge.
«Non c’è sviluppo economico senza sviluppo del capitale umano – ha ricordato Lorenzin in apertura -. In un momento in cui il nostro sistema è messo ‘sotto stress’ capiamo ancora di più l’importanza della scuola. La pandemia ha agito sulla nostra vita più emozionale e in questi mesi abbiamo analizzato come la comunicazione possa interferire sul nostro modo di gestire e contenere la pandemia; questo aspetto riguarda anche i giovani e ne parliamo in un momento di ripartenza, pur se complicata e complessa». «La nostra scuola oggi è focalizzata sui contenuti e poco sull’educazione civica e sulla collettività. I contenuti servono, ma bisogna puntare anche su altro. Il ruolo della scuola è insegnare a pensare» ha affermato Antonello Giannelli, Presidente Associazione Nazionale Presidi, intervenuto al dibattito. «Quando si parla di formazione, si dovrebbe avere la percezione dell’essere collettivo; gli italiani invece sono molto individualisti – ha aggiunto -. Per questo bisogna puntare sull’educazione civica, che ci fa percepire il senso dell’altro e della collettività. Faccio un esempio: la mancata fiducia nelle famiglie riguardo alla misurazione della febbre ai propri ragazzi a casa. Pensare che una famiglia non si fida di quello che fa un’altra famiglia è elemento di disgregazione sociale, è questo ciò che manca nella cultura della collettività italiana».
«Essere reclusi percento giorni è una cicatrice non facile da rimarginare – ha poi affermato Mario Morcellini, commissario Agcom e Consigliere Comunicazione dell’Università La Sapienza Roma, che ha spiegato come gli stili di comunicazione possono influenzare e hanno cambiato i comportamenti dei ragazzi. Lo abbiamo visto prima e dopo il lockdown -. I giovani se la sono cavata molto bene e si sono comportati in modo quasi esemplare all’inizio, durante i mesi di chiusura obbligata. Poi, quando si cominciato a comunicare che il limite imposto non era più invalicabile, molti giovani hanno cambiato atteggiamento». Sulla stessa linea il professor Alberto Siracusano, Direttore Uoc Psichiatria e Psicologia Clinica -Fondazione Policlinico Tor Vergata Roma che ha parlato di grande senso di incertezza tra i giovani: «Nella comunicazione oggi non c’è responsabilità sociale. Il benessere mentale è strettamente collegato al significato di responsabilità. I tentativi di suicidio dei giovani sono aumentati: questo perché c’è ansia, senso di incertezza e perdita del senso di responsabilità, che è correlato alle relazioni più importanti. L’informazione ha dato dei messaggi incerti ai giovani ed è stata fonte di confusione e di malessere».
CLICCA QUI PER RIVEDERE IL WEBINAR: