Al via il primo Webinar con Beatrice Lorenzin dal titolo “Nuovi modelli per la governance delle cure”

Per la ripresa dopo l’emergenza coronavirus non preoccupa solo l’organizzazione della fase 2 ma anche il verificarsi, prima o poi, di un ritorno alla fase 1 con impennata di casi e contagi.

Gli scenari sono stati discussi nel webinar di venerdì 24 aprile “Nuovi modelli per la governance delle cure”, il primo di una serie di incontri live, organizzato da Edra e moderato dall’onorevole Beatrice Lorenzin insieme al neurologo Luca Pani (University of Miami, già dg Aifa), all’epidemiologo Pierluigi Lopalco, al presidente Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, all’onorevole Paolo Siani (XII Commissione Affari Sociali della Camera, Pd, pediatra) e all’ex ministro dell’Economia Piercarlo Padoan.

Dal seminario è emerso, come ha spiegato Pani, che «ci sono almeno 92 vaccini in via di sviluppo, 7 fabbriche pronte, 45 anticorpi monoclonali per la terapia, 20 antivirali, 12 terapie cellulari avanzate, 50 altri principi attivi in lizza e 12 principi che si stanno “ri-posizionando” su questa indicazione – quest’ultimo, un chiaro segno del fatto che il virus è”nuovo”. I primi dati sulle terapie arriveranno entro un mese; per i vaccini i primissimi dati iniziali ci saranno a giugno, e a fine anno le prime risposte immunitarie. Bisogna fare presto, però. Il virus sembra non mutare troppo, ma potrebbe tornare ad infettare molto con i primi freddi».
Per Lopalco, l’obiettivo è fare in modo che, al momento in cui dopo il 4 maggio via via si sollevano alcune misure di sorveglianza, la curva non ricresca. «Di certo avremo degli aumenti di contagi, e anzi dovremmo preoccuparci se non ne avessimo: vorrebbe dire che qualcuno non li va a cercare. Dovremo garantire ospedali con letti intensivi, dispositivi di protezione per il personale, e sul territorio sentinelle efficienti sapendo che di focolai ne avremo». Per quanto riguarda i tamponi, per Lopalco «ci dicono quando un caso sospetto o di acclarata positività è attivo, contagioso, ma fatti a tappeto sarebbero utili solo là dove il contagio non è forte mentre dove c’è ampia diffusionemeglio la Tac ai polmoni».

Pani si sofferma su aspetti di rilevanza psichiatrica. Intanto, si teme per meccanismi di rimozione che troppo presto ci facciano dimenticare l’esperienza della pandemia; in secondo luogo, è un fatto il peggioramento nella popolazione di disturbi, come quelli del sonno, arginati da farmaci ad effetto rapido (diazepam, bromazepam); infine, ci si chiede come gli adolescenti manterranno le precauzioni verso una malattia molto più distruttiva sugli anziani. L’ex dg Aifa porta poi ad esempio come corretta reazione all’epidemia quella della Germania, «paese dove la regia nazionale e la competenza nazionale degli istituti preposti è stata del tutto diversa da altri Paesi occidentali, insieme alla gestione del territorio».

Direttore Uoc pediatria al Cardarelli di Napoli, Siani annuncia che sui bambini, grandi dimenticati di questa epidemia (si ammalano poco) i pediatri del territorio stanno per esporre delle richieste al premier. «Come riapriremo le scuole, che rassicurazioni possiamo dare?» Anche per i pediatri è cambiato un mondo, «in ambulatorio le mamme non vengono più, è aumentato del 97% l’uso di WhatsApp, del 90% l’uso di canali web». Per il futuro va rivista la medicina territoriale. Siani cita l’esempio di paesi come il Portogallo e sottolinea che «la figura del medico di base da solo non funziona più, dobbiamo costruire vere e proprie unità operative territoriali, con pediatra di famiglia, medico di famiglia, infermiere, esami di laboratorio e supporto di tecnologie».

Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria, osserva che non un contagio si è verificato nell’industria farmaceutica dove pure l’attività non si è mai fermata nel periodo d’emergenza. «Il virus non ci ha colti impreparati: il nostro settore non si è mai fermato e abbiamo continuato a lavorare nella massima sicurezza e con l’obiettivo di tutelare inostri operatori e tutti i malati». Sulla ricerca ha un auspicio: contare su numeri ampi e chiari, «no a protocolli di soli dieci pazienti».

Al termine del dibattito, ravvivato anche da un breve intervento dell’economista Padoan che dall’inizio ha invocato aperture ordinate con soluzioni di filiera, le conclusioni dell’ex Ministra della Salute Lorenzin: «Dovremo convivere con il virus per molto tempo e più saremo attrezzati dal punto di vista epidemiologico, di medicina del territorio, di igiene e di sicurezza, più saremo in grado di intercettare la diffusione del virus in modo precoce e affrontarla in modo efficace. È compito della politica di aiutare il mondo della ricerca a trovare una terapia, e trovare il modo di far ripartire tutto in sicurezza per garantire la salute delle persone e aiutare il progresso economico».

<<Le conseguenze socio-sanitarie ed economiche della pandemia si stanno delineando ed è evidente la necessità di ragionare su quali strategie siano necessarie per ricostruire dalle macerie un percorso che possa finalmente riconoscere il valore della Salute e il suo ruolo quale variabile indipendente nell’equazione che determina la ricchezza – sociale, scientifica ed economica – di un Paese>>, aggiunge Ludovico Baldessin, Chief Business and Content Officer di Edra.