Presentati ieri, nei nuovi uffici Edra di Roma, i risultati dell’Expert meeting sulle strategie da applicare per i nuovi modelli di ricerca oncologica.
Contenuti e obiettivi dell’evento
In oncologia l’obiettivo è migliorare la qualità e l’aspettativa di vita dei pazienti, cercando soprattutto di controllare la malattia e ridurre gli effetti collaterali dei trattamenti.
L’utilizzo dell’𝗜𝗻𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶𝗴𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗔𝗿𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲 (AI) nelle sue molteplici applicazioni ha permesso di migliorare la diagnosi e la gestione delle malattie e potrebbe contribuire a raggiungere questo obiettivo. Tuttavia, l’implementazione dell’AI richiede anche un approccio specifico per ogni caso e molte tecnologie sono ancora in fase iniziale di utilizzo clinico.
All’interno di questo panorama complesso, caratterizzato da una enorme multidisciplinarietà, è opportuno riflettere su come l’Italia si sta muovendo per dare delle risposte a queste problematiche.
Questo è stato quindi l’obiettivo dell’evento, proposto da Pfizer in collaborazione con Edra, “Nuovi modelli e strategie della ricerca oncologica. Indicazioni pratiche e linee di indirizzo”, che si è tenuto lo scorso 12 marzo a Roma.
L’incontro è stata così un’occasione per fare il punto su questi temi e per presentare i risultati emersi dal documento elaborato da un Expert meeting panel e prodotto da Pfizer con il supporto di Edra.
Hanno preso parte al meeting, moderato da Ludovico Baldessin, CEO Edra:
- Prof. Marco Vignetti, Presidente Fondazione GIMEMA
- Prof Carmine Pinto, Comprehensive Cancer Centre, AUSL-IRCCS di Reggio Emilia
- Prof.ssa Roberta Siliquini, Presidente Società Italiana di Igiene, Università di Torino
- Prof. Luca Pani, Università di Modena e Reggio Emilia – University of Miami, USA
- Prof. Claudio Jommi, Università del Piemonte Orientale
- Dott.ssa Federica Bitonti, Senior Director, Clinical Site Operation, Pfizer
- Dott.ssa Barbara Capaccetti, Country Medical Director VP, Pfizer
- Dott.ssa Eleonora Russo, Medical Director Oncology, Pfizer
Ricerca oncologica: dall’intelligenza artificiale all’uso dei dati sensibili
Ad aprire la discussione, strettamente legata al documento sopra citato in cui si mettono a fuoco i bisogni della ricerca oncologica ed ematologica in Italia,è il Prof. Luca Pani.
L’esperto parla dell’uso dell’AI nella ricerca clinica e spiega che essa: «ha già assunto una velocità imprevedibile e sta avendo i primi effetti. Primo, sta tramontando l’idea dei “big data”: servono dati rappresentativi di campioni di popolazione, più facili ed economici da procurare. Altri aspetti da considerare sono affidabilità, validità, completezza e rilevanza nella risposta clinica».
Il Prof. Carmine Pinto chiede invece di puntare sulle reti oncologiche regionali che possono essere organi di governance della ricerca e di fornire piattaforme di uso dati, anche per la sanità pubblica. Tra le priorità anche condurre l’assessment di test di ricerca molecolari e di farmaci utilizzando PROs e Patient Reported Experiences.
Concorda con questa visione anche il Prof. Marco Vignetti che afferma: «Anziché progettare nuove strutture organizzative i decisori dovrebbero integrare le strutture esistenti. L’Italia fin qui si è salvata grazie al valore dei suoi ricercatori, usiamo bene i fondi delle charities, sappiamo superare ostacoli normativi. L’obiettivo è ora adottare Percorsi diagnostico terapeutici uniformi nei centri aderenti agli studi clinici e consentire ai partecipanti di accedere ai dati ed analizzarli».
La seconda parte del workshop si sofferma sulla possibilità di far convivere in Italia innovazione (costosa) e una sanità dalle risorse limitate.
Nel suo intervento il Prof. Claudio Jommi riparte dall’esistente e riflette che sul rimborso dei nuovi farmaci servirebbe standardizzare i processi di valutazione comparativa, affermando: «Potrebbe aiutarci l’introduzione nel 2025 del joint clinical assessment per farmaci oncoematologici sulla base del Regolamento UE sull’Health Technology Assessment».